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 Un Omaggio a Testa
15/05/01
Olio Sasso, Punt e Mes, Carpano, Simmental, Paulista, Lines e via via elencando, chi dice Armando Testa dice Carosello e viceversa. La storia della comunicazione nella seconda metà del 900 italiano passa attraverso questo binomio.
In questo spazio abbiamo voluto rendere omaggio all’artista Armando Testa che con le sue opere ha saputo interpretare, evocare e, assai più spesso, fissare nella testa e l’immaginario collettivo di quegli italiani nati a cavallo degli anni 60 le immagini di un’epoca mitica per l’innovazione, la creatività, la fiducia nel futuro.
Dice di se stesso: “sono nato povero, ma moderno. Quindicenne, istintivamente già pensavo a disegni semplici, chiari immediati. La sintesi per me è stata una legge di vita nei segni e nelle parole. La sintesi è meravigliosa e, quando la usi, tutti te ne sono grati.
Essere coinciso, essenziale nel segno e nella forma, questa è la mia aspirazione. Una famosa frase di Mies van der Rohe la esprime magnificamente: “nel meno c’è il più”. Ma la sintesi non vale in amore…
La sintesi non è aridità. Si può essere sintetici anche in interpretazioni ricche di materia e di forma. Quando parlo di sintesi non mi riferisco solo ad immagini rigorosissime, ai bianchi assoluti, alla croce di un Malevic o al taglio di un Fontana: un fondo bianco con dieci pallini o il quadro del Quarto stato di Pelizza da Volpeto possono essere altrettanto sintetici, se hanno una fisionomia immediata. Anche cento cavalieri mi vanno bene, se ce n’è uno solo che si volta. Deve esserci sempre una unità precisa.”
In questo piccolo spazio a lui dedicato abbiamo isolato soggetti e ricerche intorno al tema del mobile o meglio delle forme che lo evocano, a testimonianza che il design è si una ricerca rigorosa di forme e di spazi ma soprattutto fantasia.


Armando Testa nasce a Torino nel 1917. A quattordici anni inizio a lavorare come apprendista tipografo. la sera frequenta la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia dove ha corne maestro Ezio d'Errico, pittore astratto e grande uomo di cultura, che gli insegno non solo a capire la bellezza di un semplice carattere tipografico, ma anche ad amare l'arte moderna e d'avanguardia. Affascinato dalla grafica Bauhaus Testa sperimenta nuove impaginazioni creando manifestini, carte da lettere e pieghevoli per piccole aziende. Nel 1937, attraverso la rivista "Graphicus" edito dalla Scuola Vigliardi Puravia, viene indetto un concorso nazionale per lo studio di un manifesto per la casa di colori e inchiostri tipografici da stampa lci. Testa presenta un disegno astratto semplicissimo su fondo nero e, a vent'anni, vince il concorso imponendosi su grafici affermati. Nasce qui, e durerà negli anni, il personalissimo rapporto di stimolo e di scambio coltivato da Testa tra il suo lavoro di pubblicitario e le differenti correnti
artistiche d'avanguardia.
Nel 1938 entra in aviazione come fotografo e nel 1940 è destinato prima in Sicilia e poi in Africa. Dopo l'8 settembre torna a Torino e riprende la suo attività disegnando etichette, marchi e piccoli stampati. Luigi Firpo lo chiama per illustrare la nuova edizione di Novantatré, un romanzo di Victor Hugo. Nel 1946, finita la guerra, abbandona definitivamente la sua attività di tipografo per dedicarsi alla grafica. Crea un piccolo studio, disegna cartelloni per il cinema e comincia a lavorare per clienti come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino, Pirelli. lo stesso anno si sposa con Lidia de Barberis da cui avrà tre figli, Deifina, Marco e Antonella.
Nel 1956, associandosi a suo cognato Francesco de Barberis, uomo di marketing, e a suo moglie Lidia, fonda lo Studio Testa, un'agenzia di pubblicità a servizio completo. Armando Testa si trova ad affrontare anche la nuova pubblicità televisiva, e decide di affiancare all'agenzia una piccola casa di produzione dove, oltre ai filmati dal vero, si sperimentano tecniche cinematografiche d'avanguardia nel settore dell'animazione. Nascono negli anni Cinquanta-Sessanta campagne e personaggi che fanno ormai parte della storia dei costume italiano: da Cabaliero e Carrnencita dei Cafè Paulista alla sfera e mezza di Punt e Mes, dall'ippopotamo Pippo dei pannolini lines al grassone de "la pancia non c'è più" dell'olio Sasso, dai caroselli con la biondo Peroni al digestivo Antonetto, dal rnagico mondo dei pianeta Papalla di Philco all'omino che corre della Facis. Nel 1960 Testa vince
il concorso per il manifesto ufficiale delle Olimpiadi di Roma; nel 1968 riceve da Giulio Carlo Argan la medaglia d'oro dei Ministero della Pubblica Istruzione per il suo contributo alle arti visive. In quegli stessi anni tiene un corso alla Scuola Superiore di Scienze ed Arti della Stampa dei Politecnico di Torino. Nel 1970 vince la Biennale dei Manifesto di Varsavia con il suo manifesto Plost. Nel 1972 il Museo di Varsavia gli dedica una mostra personale nella quale espone sia i suoi manifesti pubblicitari sia le sue opere grafiche.
Con gli anni Settanta il marketing e una pubblicità di tipo più razionale hanno il sopravvento in Italia. le grandi agenzie americane aprono filiali nel nostro paese; Milano assume il ruolo della capitale della pubblicità italiano, ma Testa contrasta con sicurezza questa invasione, mantenendo con successo il suo stile "unicamente" italiano.
Nel 1978 lo Studio Testa diventa Armando Testa S.p.A., l'agenzia si sviluppa, nascono due nuove sedi a Milano e Roma. Nello stesso anno Armando Testa si risposa con Gemma de Angelis. Dalla metà degli anni Ottanta Testa affida al figlio Marco, amministratore delegato, la responsabilità di gestione dell'agenzia. In questo modo può dedicarsi con più libertà alla sua antica passione per la pittura e all'ideazione di manifesti e marchi per manifestazioni e associazioni culturali. Tra i suoi lavori più noti di questo periodo i manifesti per Amnesty lnternational, per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, per il Teatro. Regio di Torino, per la mostra "Profilo Italia", per la Croce Rossa, per il "Giornale dell'Arte", per il Festival Cinema Giovani; i marchi di Expo Arte, dei Salone dei libro di Torino, dei Museo dell'Autornobile Carlo Biscaretti di Ruffia, delici Città di Torino per i Campionati mondiali di calcio, dei Museo d'Arte Contemporanea dei Castello di Rivali.
l'Armando Testa S.p.A. è oggi la più grande agenzia di pubblicità in Italia, con sedi nei più importanti stati europei; opera nei più diversi settori, dai prodotti di largo consumo a quelli di prestigio, dalle compagne sociali a quelle istituzionali. Pur continuando la tradizione dei grandi cartellonisti dei passato, Armando Testa appartiene decisamente al nostro tempo per l'inquieto ricerca stilistica e visiva che non si ferma solo al disegno, ma esplora tutti gli ambiti della comunicazione. Nella suo lunga attività crea manifesti pubblicitari, di argomento culturale e sociale, personaggi televisi a stop motion, marchi e confezioni, senza mai trascurare il suo amore per la pittura, attraverso la quale realizza opere che uniscono al rigore astratto una grande forza cromatica ed espressiva. Porto la sua ricerca anche nel mondo dei design e dell'archilettura con la sedia-scultura AT e il progetto della facciata della sede torinese della suo agenzia: un percorso creativo multiforrne che il critico Gillo Dorfles ha sintetizzato nella definizione di Testa come "visualizzatore globale".
Nel 1990, con il quadro Segno, Testa affronta il tema della croce, uno dei simboli più affascinanti creati dcill'uomo. Piegando, con singolare intuizione, da un lato la parte superiore della croce, Testa allude al capo reclinato dei Cristo senza rappresentarlo; una sintesi visiva che mette una parola nuova in duemila anni di rappresentazioni sacre. Ai suoi lavori pubblicitari e pittorici vengono dedicate mostre al Padiglione d'Arte Contemporaneo di Milano, alla Mole Antonelliana di Torino, alla Parsons Galiery di New York e di los Angeles e al Circulo de Bellas Artes di Madrid.
Nel 1986 la Cittè, di Torino gli conferisce il premio "Cittadino dell'anno". Nel 1989 viene nominato "Honor laureate" dall'Università di Fort Collins in Colorodo, quale riconoscimento della sua figura di caposcuola della moderno pubblicità italiano. Muore a Torino, il 20 marzo 1992, tre giorni prima dei suo settantacinquesimo compleanno.
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