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Apparecchiare è un’arte.
Curare i dettagli della tavola, creare un ambiente gradevole ed accogliente, in cui esprimere la propria personalità e mettere gli ospiti a proprio agio non è un’abitudine d’altri tempi, ma un’occasione in cui esprimere estro e creatività con un occhio di attenzione alle irrinunciabili regole del bon ton. Oggi più che mai la casa apre le porte alle contaminazioni di esperienze e stili, accoglie influenze di culture e periodi storici differenti, regalandoci idee e stimoli per vestire la tavola. Così l’antico si sposa con il contemporaneo, l’oriente con l’occidente, non solo nell’arredo e nell’oggettistica, ma anche nella cucina, che secondo le ultime tendenze, abbina sapori e rivisita ricette tradizionali. È importante però, che tutti gli accessori siano coerenti e compongano un insieme armonico, che sappia evitare cadute di stile.
Nell’arte del ricevere si deve innanzitutto rivolgere una particolare attenzione al tavolo, che deve essere solido e di un’altezza non superiore ai 75 cm. I modelli che agevolano la convivialità sono quelli tondi o quadrati; la forma rettangolare e quella ovale richiedono una maggiore cura nella disposizione dei posti, per evitare zone d’ombra nella conversazione.
La tovaglia, elemento principale di una bella tavola, andrebbe coordinata all’arredo e, se possibile ai piatti; può essere sostituita, se il tavolo è esteticamente bello, con i “mats”, le moderne e pratiche tovagliette all’americana, che non devono mai avere dimensioni inferiori ai 36x46 cm. Se si sceglie quest’ultima soluzione, bottiglie, centrotavola o candelabri potranno essere collocati su strisce di tessuto coordinate.
I tovaglioli si posizionano a lato o sopra il piatto, ma non sotto le posate. Quelli di carta vanno riservati solo agli inviti all’aperto e a quelli più informali.
Le posate variano a seconda delle occasioni, ma la regola generale prevede di porle sempre ai lati del piatto, secondo l’ordine in cui vengono adoperate: le più lontane dal piatto saranno quelle di cui ci si serve per primi.
Il cucchiaio va sdraiato all’insù, il coltello deve avere il tagliente della lama rivolto verso il piatto; le posatine da dessert vengono apparecchiate sulla tavola, orizzontalmente, davanti a ciascun piatto; quelle da frutta saranno servite sull’apposito piattino.
Per quanto riguarda i bicchieri ne avremo uno grande per l’acqua, che se è minerale va lasciata nelle bottiglie, uno più piccolo per il vino bianco, e bicchieri di media grandezza per il vino rosso.
Se è previsto un vino da dessert in tavola sarà aggiunto un terzo bicchiere di forma speciale, o la flute per lo champagne.
Non meno importante per la buona riuscita di un ricevimento è l’attenzione con cui assortire i convitati in base ai loro interessi professionali e sociali, in modo che la conversazione risulti piacevole e l’atmosfera sempre frizzante.
Le occasioni per un invito possono essere molteplici: da una seconda colazione, dal carattere leggero per consentire la ripresa delle attività pomeridiane, ad un brunch informale nei giorni festivi, ad un the pomeridiano (da servire intorno alle 17.00 e sempre in salotto), ad un cocktail con buffet di stuzzichini e piatti freddi.
L’occasione più elegante, chiamata oramai dai più cena, è il pranzo serale, da consumare seduti o in piedi, in soggiorno o in cucina nelle occasioni più intime.
La cena, invece, è il pasto che segue un avvenimento serale, che abbia impedito un vero e proprio pranzo, come un concerto o uno spettacolo teatrale; richiede portate leggere, raffinate e delicate. E perchè non andare a lezione di bon ton da chi ne è maestro? Sul sito del Gambero Rosso www.gamberorosso.it è possibile consultare il programma aggiornato delle attività per il 2002-2003 e richiedere informazioni sui corsi organizzati dalla nota rivista di gastronomia. Altro punto di riferimento virtuale e reale per chi volesse diventare un esperto “party planner” è sicuramente il portale www.artedelricevere.com, che fornisce articoli, rubriche, indirizzi, possibilità di formazione e corsi per realizzare occasioni di incontro e socialità. Scopo degli autori è quello di trasmettere una nuova concezione dell’ospitalità, ispirata in parte allo stile anglosassone e americano, molto attento agli aspetti decorativi e formali, e ad alcune filosofie orientali, orientate a ricercare un modello di benessere interiore che si rispecchi su tutti gli aspetti quotidiani privati e del sociale.
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